sabato 26 dicembre 2009

Teoria del corpo amoroso di Michael Onfray

E visto che parliamo di Afrodite, che non è solo la dea della bellezza, e che non a caso si fregia del doppio appellativo di Urania e Pandemia, vorrei portare alla vostra attenzione un libro che non solo trovo bello, per l’appunto, ma individuo anche come l’anello mancante, la dimostrazione filosofica che mancava ad una diffusa quanto combattuta idea di laicità.



Credo nella laicità, in quel valore transculturale che individua i capisaldi della morale al di là dei costumi, delle tradizioni, delle religioni, dell’idea comune.



Credo che la filosofia come scienza del pensiero e valore della ricerca debba essere il fondamento ontologico della morale, che lo stato debba essere laico, che i crocifissi a scuola possano essere messi o non messi, ma senza mai dimenticare che la scuola ha una funzione educativa che deve prescindere da queste beghe di quartiere per l’accaparramento del territorio.



L’obiettivo delle religioni è fare proseliti e sinceramente noi invece abbiamo bisogno di un po’ di sana arte maieutica che riesca a tirare fuori dall’uomo qualcosa di buono, qualcosa che abbia a che fare con la sua essenza, con la sua identità.



Si può essere estremamente spirituali ed estremamente laici, anzi, credo che le due cose non collidano affatto.

La spiritualità, a differenza della religione, è una ricerca personale, che prescinde dai dogmi e come può coltiva il dubbio, che non cerca necessariamente etichette ma si riconosce in un continuo interrogarsi che prescinde dai mille nomi di dio.



E per ritornare ad Afrodite, che ho citato all’inizio, ella viene ricordata come una splendida dea dell’amore.

Questo amore del corpo torturato, ripudiati, rinnegato, manipolato, sublimato.

Non so davvero cosa ci sia rimasto.

Ah si, la ribellione moderna dell’amore del corpo senza dignità.



Ecco perché mi è piaciuto il libro di Michel Onfray, “Teoria del corpo amoroso”, edito dalla Fazi Editore, perché attraverso tutte le sfumature della filosofia è giunto a dare nuova giocosità al corpo e al piacere, a renderlo dunque “laico”.



Ma vorrei riportare alcuni brani dello stesso Onfray:

“La prima tappa, critica, del mio percorso, implica una decostruzione dell’ideale ascetico: per fare ciò cercherò di farla finita con i principi della logica della rinuncia, che tradizionalmente mette in relazione desideri e mancanza, definisce la felicità come compiutezza e realizzazione di sé nell’altro, per l’altro e per mezzo dell’altro; eviterò di sottomettermi all’idea che la coppia fusionale rappresenti la formula ideale di questo ipotetico culmine ontologico; cesserò di contrapporre brutalmente anima e corpo, perché questo dualismo, che è diventato una temibile arma da guerra nelle mani degli amatori dell’odio di sé, organizza e legittima una morale moralizzatrice articolata sulla positività dello spirito e la negatività della carne; rinucerò a collegare fino a confonderli amore, procreazione, sessualità, monogamia, fedeltà e coabitazione; rifiuterò l’opzione ebraico- cristiana che mescola femminile, peccato, colpa, colpevolezza ed espiazione; criticherò la collusione fra monoteismo, misoginia e ordine fallocratico; condannerò le tecniche del disprezzo di sé messe in opera dalle ideologie pitagoriche, platoniche e cristiane; seppellirò la famiglia, questa cellula primitiva del politico che su di essa strutturalmente si basa. In tal modo si possono comprendere.e quindi mettere sotto accusa parecchi secoli di ebraismo- cristianesimo.”



E ancora:
“La mia proposta , che si colloca decisamente in antiche contrade e si batte contro i modello etico dominante, si riallaccia senza ambagi al progetto di tutte le scuole filosofiche ellenistiche. Rendere possibile la vita filosofica e,a questo scopo, volere apertamente la fine della vita mutilata, frammentata, esplosa, dispersa, costruita dalla nostra civiltà alienante, ancorata a i valori del denaro, della produzione del lavoro, del dominio.

La filosofia può dare un contributo a questo progetto radicale.

Meglio ancora: deve.

Anzitutto cessando di limitarsi, come fa da lungo tempo, a sollevare interrogativi, ripercorrere la storia dei problemi seguendo passivamente l’odissea delle interrogazioni, quando invece guadagnerebbe a porsi chiaramente come la disciplina delle soluzioni, delle risposte e delle proposte.

Per quanto mi riguarda, non mi accontento di una filosofia che dedica la sostanza del suo tempo e delle sue energie a sollecitare condizioni di possibilità, a esaminare le basi epistemiche su cui porre le domande.

Preferisco guardare, dall’altra estremità della catena delle riflessioni, alla somma delle affermazioni e delle risposte utili a condurre un’esistenza lanciata a tutta velocità fra i due nulla […]ho sempre preferito una piccola scoperta utile dal punto di vista esistenziale a una ricerca filosofica vasta ma inutile per la vita quotidiana.”

tratto da ANIMUS et ANIMA - Lo Spirito delle cose e l'Anima del mondo
http://www.animusetanima.com/dblog/articolo.asp?articolo=18

domenica 20 dicembre 2009

attimi

Con tutto quello che possiamo dire e non lo diciamo,
con tutto quello que possiamo fare e non lo facciamo,
con tutto quello che di buono possiamo mangiare e non lo mangiamo,
con tutto quello che di bello possiamo vedere e non lo vediamo.
Quanto tempo buttiamo via e ci lamentiamo di non averlo.
Tutte le volte che la nostra mente potrebbe andare in alto e invece va in basso. Tutte le belle parole mai dette e mai inventate.
Le belle canzoni mai scritte e mai cantate.
Il buon cibo mai mangiato o mai cucinato.
Tutto il bene che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto. Tutti i sorrisi che avremmo potuto regalare. Attimi. I sorrisi e gli abbracci, le emozioni che avremmo potuto condividere....ma dove andiamo sempre di fretta?
La vita è il viaggio.
Godiamoci il nostro tempo.
Viviamo il presente.
Ridiamo nelle camere da letto. Nasceranno figli sorridenti.

mercoledì 16 dicembre 2009

Ci sono cose cose che non si ripetono spesso, se casualmente osservate una cosa e non la affidate alla memoria, la perderete per sempre.

Fortunato è chi attraverso le parole riesce a portare un po’ di luce e felicità nella vita degli altri.
So che ti piace molto scrivere e vedo che lo fai molto bene,
io non credo molto nelle parole, spesso strumento di inganni e capovolgimento delle cose,
non ti preoccupare di essere coerente, si cambia spesso idea, usa se puoi le tue parole come una sveglia. Spesso affrontiamo la vita in una condizione di sonnambulismo e a tutti noi in questi momenti di dormiveglia le parole,
proprio come suoni equilibrati,
possono arrivare dritte alle nostre orecchie fino a sfondare i nostri timpani, si le parole hanno questo potere se le usi bene, ti danno una sprangata, ti accarezzano la mano, ti addormentano di nuovo o ti risvegliano con dolcezza o veementemente, per un minuto o per sempre.
Cerca tesoro se puoi di non giudicare gli altri, non siamo al mondo per questo, libera il tuo cuore da questo veleno, tanta sofferenza ci viene da questa abitudine. So che hai un’età dove spesso senti la forza e la voglia di cambiare il mondo, bhe io dalla mia ti vorrei dare un piccolo consiglio, non sprecare un attimo del tuo tempo e della tua preziosa energia per fare questo, semplicemente quando ti viene questo desiderio usa la tua forza per cambiare la tua prospettiva (realtà come percezione della realtà), usa le tue parole, non come armi contro questo mondo così suppostamente sbagliato, ma come luce per portare gioia e felicità nella tua vita ed in quella degli altri. Mantieni fermo il controllo, sii sempre azione e mai reazione nella tua vita. A volte ti sembrerà di stare al mondo come in un allegro o triste naufragio, ti sforzerai a trovare un senso a tutto questo, bhe io ti posso dire che tanti e tanti naufraghi ci hanno preceduto su questa terra, gente capace con la loro voce di portare tanta luce e gioia nella vita di tutti noi, leggili, studiali, amali, sono persone speciali, non è vero che siamo tutti uguali, forse tutti insieme siamo la stessa cosa, ma non siamo tutti uguali, forse come specchi riflettiamo la stessa cosa e ci riflettiamo gli uni con gli altri, ma non credere mai che siamo tutti uguali, la tua grandezza dipende dalla luce che riesci ad avere dentro di te, quindi perché scrivere se non senti questa luce e questa felicità dentro? Non è forse il condividerla con gli altri il più grande motore della scrittura? Mi piacerebbe tra i miliardi di persone che siamo transitati sulla terra segnalarti quegli scrittori che più di ogni altro mi hanno portato questa luce e gioia dentro. Bhe Italo Calvino ed Hermann Hesse per i romanzi, di Kierkegaard ti consiglio di leggere nella sua autobiografia la bellissima parte, ma poco conosciuta, sul giornalismo ed il suo doppio inganno che prima ci convince che dobbiamo avere un’idea su tutto, per poi venderci questa idea, ma te lo lasco scoprire da sola, Osho e Gurdjieff, uno che voglio scoprire meglio ma mi è stato consigliato da persone che stimo molto è Ramana Maharshi, carino Alejandro Jodorowsky, tutte persone che a mio avviso hanno usato le loro parole come sveglie, senza preoccuparsi troppo né della cooerenza ne del senso comune delle cose.

mercoledì 9 dicembre 2009

psicologia della gestalt

Per la psicologia della Gestalt non è giusto dividere l'esperienza umana nelle sue componenti elementari e occorre invece considerare l'intero come fenomeno sovraordinato rispetto alla somma dei suoi componenti: "L'insieme è più della somma delle sue parti" (posizione del molarismo epistemologico o emergentismo) allo stesso modo in cui le caratteristiche di una società non corrispondono a quelle degli individui che la costituiscono.
Quello che noi siamo e sentiamo, il nostro stesso comportamento, sono il risultato di una complessa organizzazione che guida anche i nostri processi di pensiero.
La stessa percezione non è preceduta dalla sensazione ma è un processo immediato - influenzato dalle passate esperienze solo in quanto queste sono lo sfondo dell'esperienza attuale - che deriva dalla gestalt, come combinazione delle diverse componenti di un'esperienza reale-attuale.
La capacità di percepire un oggetto quindi deve essere rintracciata in una organizzazione presieduta dal sistema nervoso e non ad una banale immagine focalizzata dalla retina.[4]

Per comprendere il mondo circostante si tende a identificarvi forme secondo schemi che ci sembrano adatti - scelti per imitazione, apprendimento e condivisione - e attraverso simili processi si organizzano sia la percezione che il pensiero e la sensazione; ciò avviene di solito del tutto inconsapevolmente

mercoledì 2 dicembre 2009

Alejandro Jodorowsky - Sulla Illuminazione, sui figli ecc... (sottotitoli in Italiano)

Alejandro Jodorowsky - Consejos de Gurdjieff a su hija

liberta'

"non farti intimidire, non avere paura di farti defraudare della tua liberta' da qualsiasi pretesa di cortesia,delicatezza o decenza. Questi, sebbene spesso utilizzati,sono solo tre nomi diversi per ipocrisia, sotterfuggi e codardia" John Adams
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