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mercoledì 4 gennaio 2012

Welcome to Catalunya


appena atterrato a Barcellona, mi è stato fatto notare ben chiaramente di trovarmi in Catalunya e non in Spagna come credevo. Con un po' più di attenzione al vocabolario cerco di barcamenarmi nell'acceso dibattito tra indipendentisti e non, molto aperto e sempre all'ordine del giorno, tanto da annullare "quasi" divisioni classiche come  sinistra e destra. Accolto all'aereoporto da due carissimi amici  Patricia e Joan. Ho avuto la fortuna di essere accompagnato da loro in questa bellissima ed accogliente città, ospite nella loro casetta calda e ricca di dettagli, sia della vita di lui, bravissimo fotografo catalano, che di lei, bellissima studentessa di moda.













lunedì 26 dicembre 2011

Gambarie d'Aspromonte

Un pomeriggio passato in famiglia sulla neve, con la scusa di bere un caffè.
Ubicata a 1.350 m s.l.m., Gambarie si trova nel cuore del Parco Nazionale dell'Aspromonte, a 35 km dal centro di Reggio Calabria, in una delle più importanti aree protette d'Italia, sia per estensione che per valore naturalistico, faunistico e paesaggistico.
Gambarie è un'importante stazione turistica invernale, famosa per le sue piste (si scia vedendo le Isole Eolie e l'Etna), per gli impianti di risalita, per l'ambiente naturale ed i suggestivi paesaggi. (da wikipedia)

mercoledì 21 dicembre 2011

The warriors, VSG

un sentitissimo tributo fotografico, ai miei "guerriglieri" preferiti, grandi lottatori , capaci di alzarsi e combattere in una Terra dove a volte non è facile neanche solo stare a guardare. Evviva e viva per sempre la banda falò.

domenica 18 dicembre 2011

Sex and the city, NY

spiegare a mia nonna, al rientro dai miei viaggi, quello che succede a New York nel 2011, (avendone ancora una)  non sarebbe certamente stato una cosa facile. Da un lato i banchieri "ricchi" e "crudeli" di Wall street,che dettano le regole per un mondo sempre "peggiore" e che lavorano nei grandi palazzi , dall'altro i poveri e squattrinati (a volte) giovani di tutto il mondo che lottano contro queste ingiustizie sociali e soprusi nelle piazze, nel caso di New York, proprio "occupando" gli spazi pubblici del distretto finanziario, e poi loro, non so come chiamarle, forse le eroine di questo grande gioco di parti, le giustiziere, quelle che puniscono i cattivi. Ebbene sì, il distretto finanziario di New York è pieno di case attrezzate a prigioni, dove giovani o giovanissime donne di tutto il mondo vengono pagate profumatissimamente per frustrare, punire e sottomettere i loro ricchi clienti,(niente di sessuale, sia ben inteso), e dato i distretti in cui lavorano, non mi meraviglierebbe scoprire che questi ricchi clienti altro non siano che quegli stessi banchieri, contro cui i giovani manifestano in piazza e che si fanno punire per i propri peccati, pagando grandi somme di denaro, da queste moderne eroine, in questo che sembra il revival dell'inferno dantesco. Io in quanto fotografo ho avuto la fortuna di aiutare una di queste lady, nonchè amica, ad avere un portfolio ancora più bello ed attirare così sempre più clienti. In questo senso forse anche io grazie alle mie foto farò cadere qualche ricco banchiere nella tentazione di essere punito e frustrato da questa bellissima dominatrice, e diventerò oltre che un aspirante fotografo, un piccolo eroe metropolitano.







sabato 17 dicembre 2011

"Io sono quello" Nisargadatta Maharaj, Bombay


scrivere di Nisargatta Maharaj non è certamente una cosa facile. La maggior parte delle informazioni su di lui sono facilmente reperibili in una qualsiasi sua biografia, quindi inutile dilungarsi su questo punto. Quello che mi spinge a presentare, il suo libro, è il fatto che spesso l'errore di traduzione tra i due mondi, quello indiano e quello occidentale, allontana da esso la maggior parte dei lettori. Fondamentale invece conoscere i contenuti delle sue opere, un autore che ha senz'altro segnato il pensiero del nostro secolo.  Spesso vivendo negli Stati Uniti mi è capitato di sentirmi rivolgere la domanda, "qual'è il tuo obbiettivo?", tanto in una palestra come in campo lavorativo, come se avere un obbiettivo fosse la cosa più normale e scontata del mondo. Parlando dell' "indianità" invece parliamo di un mondo dove proprio  gli obbiettivi svaniscono ed è  il percorso il fulcro del discorso e dell'insegnamento. Quest'immenso cambio di prospettiva rende intraducibili la maggior parte delle opere, e le traduzioni letterali non sono lo strumento migliore per connettere i due mondi. Difficile che un traduttore possa renderne, in una lingua occidentale, il senso, forse più facile sarebbe tradurre Nisargadatta Maharaj o Ramana Maharisci, in una fotografia o in una ricetta di cucina, che in un libro. Probabilmente neanche loro riuscirebbero a farlo propriamente, il saggio indiano molto più comunica col silenzio che con le parole. Grandi maestri dall'umilissima vita, tabaccai, pastori, dalla vita ed abitudini molto lontani dall' elite culturale in cui il messaggio spesso arriva, in europa ed in occidente. I grandi maestri indiani e rinomati filosofi che si trovano nelle nostre librerie sotto le categorie più varie e dai nomi più colorati, altro non sono che umili persone che parlano ad altre umili persone, il cui messaggio è di grande aiuto nella vita pratica e non nella metafisica. L'opera con cui mi sono scontrato e che mi piacerebbe introdurre è "Io sono quello"  un insieme di discorsi fatti attorno al 1970 da Nisargadatta Maharaj a chi lo andava a trovare ed ascoltare nella sua umilissima stanza di Bombay.  La bellezza e la poesia di un uomo che pronuncia allo stesso modo la parola "ipocrisia" e la parola  "compassione" non può permettersi di trovare barriere in semplici divergenze traduttive. 

sabato 10 dicembre 2011

Uno strano pomeriggio, Williamsburg, NY





....quello che succede a New York, succede solo a New York. Un enorme parco giochi dove si potrebbe non smettere mai di giocare. Appena rinviato un servizio fotografico con due bellissime modelle europee, sulla terrazza di una accoglientissima casa di Williamsburg, decidiamo di andare a zonzo per il quartiere con il mio fedele compagno di avventure Claudio. Appena usciti dalla subway vediamo un negozietto di seconda mano. Sdraiata su un letto una bellissima ragazza in abito da sposa vintage e con dei bellissimi calzettoni verdi, sembra quasi aspettarmi. Appena entrato nella stanza mi chiama e mi chiede se gentilmente  possa farle qualche foto. Finito di fare qualche scatto nel negozio decidiamo di uscire al freddo di New York e come dei bambini iniziamo a correre per la città con quegli strani abiti ed a fare foto ovunque, nei posti più impensati, pizzerie, negozi di fiori, supermercati, semafori, camion dei vigili del fuoco....Questo servizio è il risultato di quello strano ma bellissimo pomeriggio. Scambiati i numeri di telefono ed i contatti scopro che era una bravissima fotografa di Parigi e che si trovava qui a Ny, a lavorare  proprio per uno dei miei giornali favoriti e più famosi al mondo......Quello che succede a New York succede solo a New York


domenica 27 novembre 2011

D.U.M.B.O., Brooklyn, NY (Down Under the Manhattan Bridge Overpass)



Un po' sulla via della "gentrification", un po' sulla via degli "hipsters", si trova il quartiere New Yorkese di Dumbo.Proprio a ridosso dei più importanti ponti che da Brooklyn portano a Manhattan. Indiscutibile il suo fascino, è ancora facile immaginarne il passato, quando in quanto zona degradata e pericolosa di Brooklyn era frequentata solo da artisti,criminali e bohémien. Con l'aumento dei costi i loft della zona sono diventati carissimi e la maggior parte degli artisti e creativi sono scomparsi. La posizione è certamente una delle più belle e panoramiche di tutta NY. E' da qui che sono state scattate la maggior parte delle foto storiche che hanno da sempre legato New York al ponte di Brooklyn nell'immaginario collettivo. Molti caffè e negoziati carini popolano la zona, le foto sono certamente la migliore maniera di raccontarla 

giovedì 24 novembre 2011

Dreamers (sognatori)




vedere come la parola sognatore sia spesso usata con un'accezione negativa deve far riflettere. "Dreamers" è il racconto di un sogno. Sono stato, sono e sempre sarò un sognatore, mi piace sognare. "Sogno" non come estraniazione dal mondo, ma come diversa interpretazione delle cose. Il sogno è la mia realtà. Cogliere la magia di un raggio di sole su un viso meditativo o su una pianta in un'aiuola. Stare seduti su di una panchina a vedere la gente passare. Chi non è consapevole nei sogni e dei propri sogni, difficilmente lo sarà nella realtà. "Sogno" non come rifiuto della quotidianità, ma come quotidianità vissuta con gli occhi del cuore. #occupywallstreet





















































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