domenica 13 novembre 2011

Manifesto


Storie di viaggio,  di viaggiatori. Storie di vita, storie inventate. Storie passate. Storie diverse, da tutte le parti del mondo. Ascoltare storie è sempre stato uno dei miei passatempi preferiti. Ho sempre ascoltato con amore storie di tutti i tipi, non sono mai stato selettivo, reali o inventate non ha mai avuto la minima importanza per me,

 non mi ha mai interessato sapere se fossero vere o no.
 Sin da piccolo passavo ore ed ore ad ascoltare con gusto le storie che le mie amate zie più grandi raccontavano tra di loro, storie di lavoro, su persone che non conoscevo e che non avrei mai conosciuto, personaggi che attraverso i racconti diventavano reali. Storie sui miei antenati. Storie che i nonni raccontano ad i nipoti per intrattenerli, storie di fatti quotidiani, di guerre vissute, storie di invidie, amore, gelosie. Col passare del tempo non ho mai cambiato gusti, ascolto sempre con lo stesso identico piacere le storie di chi è capace di attirare la mia attenzione ed il mio interesse, sia egli un vecchio sadu indiano, sia una parrucchiera pettegola di paese. Unico requisito, ipnotizzarmi con le parole. Ci riusciva benissimo il gigolò del paese, quando seduti davanti i gradini della sala giochi , da piccoli passavano le nostre giornate tra una partita e l'altra. Ci riescono benissimo autori come Tiziano Terzani, Folco Quilici o Kapuściński, con i loro racconti di viaggi, Tolstoy con le avventure delle sue rivoluzioni spirituali, Gandhi con i suoi esperimenti sull'alimentazione, Hermann Hesse col sul affascinante modo di scrivere, Dostoevskij con le sue attente analisi sulle pulsioni umane, Osho con i suoi provocanti consigli, Nisargadatta Maharaj con la sua illuminante introduzione nel mondo della non dualità. Storie ne ho davvero sentite tante, a volte rinunciavo a studiare,  (beh non era difficile) per sentire i pettegolezzi di una vicina, per ore.Le parole mi hanno sempre aperto una porta su un' altra dimensione, quella del sogno, dei posti esotici, che ora ad anni di distanza ho la fortuna di visitare. Storie di viaggiatori ne ho davvero sentite tante, viaggiatori alle prime esperienze, viaggiatori vissuti. Io ho aperto questo blog, anni ed anni fà, con la voglia di condividere con tutti, gli appunti che trovavo su internet, di argomenti che mi interessavano, che poi andavo ad approfondire ma che non volevo perdere. Ho sempre pensato che, magari  a qualcuno oltre me,  potessero interessare, quindi perché non condividerli?. Traduzioni che talvolta andavo facendo, alla buona, di argomenti trovati  in lingue straniere, nelle quali con gusto mi  cimentavo, fossero esse in inglese,  spagnolo o  portoghese. Sempre a modo mio, più attento al significato che percepivo che alla tecnica di traduzione.
 Per capire quello  di cui scrivo ho bisogno di parlare un po' di me. Ora mi trovo sdraiato a "South park Pointe", qui a Miami Beach, nell'isola felice di pochi ricchi, a godermi questo splendido paesaggio urbano e naturale, dove grattacieli, prati all'inglese a ridosso del mare, si sposano con la vista portuale apocalittica dell'orizzonte. Una piccola tappa su un cammino intrapreso anni ed anni fa, fatto di infinite letture e storie, che hanno, per sempre, condizionato la mia  vita. Tutto iniziò più di una decina di anni fà, con la lettura di "Tecnica mista su tappeto", conversazioni autobiografiche di Franco Battiato ,  con una vasta parte sul mondo dei mistici orientali. Era la prima volta che sentivo la maggior parte di quei nomi, Osho, Yogananda, Gurdjieff. Tutte persone che qualche anno dopo sarebbero state il mio pane quotidiano. Mi ero sempre chiesto chi ci fosse dietro i testi delle sue canzoni, cosa l'avesse influenzato. Quel libro intervista, mi fornì tutte le risposte che cercavo. Appena finito di leggere, iniziai una curiosa ricerca degli autori che Battiato aveva nominato, mi persi fin da subito nelle provocanti parole di Osho Rajneesh,nei suoi giocosi monologhi,  non lo presi mai troppo sul serio, come penso non volesse essere preso. Ma lo lessi sempre con la massima profondità possibile. In quegli anni iniziai anche a leggere molti degli scritti di e su Gurdjieff. Presto iniziai a vedere tutto con occhi diversi. Questi libri ed autori mi fornirono infiniti e validi strumenti per decifrare al meglio il mondo circostante. Non da un punto di vista filosofico, ma prettamente pratico, tutto stava cambiando, la mia maniera di litigare con gli amici, di viaggiare, il mio stesso modo di stare al mondo. Non riesco proprio ad immaginare la mia vita senza le brillanti intuizioni di Gurdjieff, ad esempio. Apprezzo da sempre, in modo profondo quello che ogni uomo saggio decide di compartire con gli altri. Dei "Racconti di belzebù a suo nipote" che è l'ultimo dei libri di Gurdjieff che ho letto, proprio durante il mio ultimo viaggio in Brasile, ho amato ogni singola frase. Immaginare Gurdjieff, mentre seduto nella confusione di un bar, scrivesse quelle meravigliose parole, dopo esser stato miracolato in seguito ad un grave incidente stradale, mi ha sempre dato un sentimento di profonda simpatia e gratitudine nei suoi confronti. Ho vissuto questo libro come uno dei più grandi regali che mi siano mai stati fatti. Se ora sono qui con questa leggerezza nel cuore, sdraito su un pratino all'inglese a scrivere questi appunti, è pure grazie a lui. 
Col computer sempre in spalla e una reflex digitale in mano, girovagando  tra gli ostelli di tutto il mondo ho capito che è arrivato il momento di restituire al mondo parte di quelle fantastiche storie che da sempre hanno alimentato il mio udito e la mia fantasia. Ho deciso di farlo dal mio blog,  in italiano ed aiutandomi  con un'altra bellissima forma di scrittura, che sto studiando proprio adesso, "la fotografia", dal latino appunto " scrittura con  la luce". Il progetto che andrò ad iniziare  probabilmente mi accompagnerà per tutta la vita. Tutto questo non lo faccio con uno scopo particolare, non ha un fine, dargli un fine gli toglierebbe senz'altro la poesia. Sarà il mio modo di raccontare le cose, un cuneo tra il sè e la percezione del sè, un viaggio dietro le maschere sociali, i costumi e le tradizioni. Un occhio che vede, che non giudica e che non si identifica con quello che vede, Un occhio consapevole di essere della stessa materia di quello che ha davanti. In un mondo dove osservatore, osservato ed osservare sono la stessa identica cosa. Un occhio per il quale un saggio ed un ladro siano degni dello stesso sguardo. Un occhio per il quale un pezzo d'oro ed un bicchiere rotto, siano degni di essere guardati con lo stesso interesse. Nel mondo c'è già abbastanza spazio per giudizi ed opinioni. Non ho intenzione di portarli qui nel blog. Vorrei chiudere con una bellissima poesia, tratta da un dialogo-interrogazione, tra un lago e Yudhisthira, da un film di Peter Brook, allievo di Gurdjieff, sull'epopea del Mahabharata, testo sacro induista, tradotto da me alla buona:

Cosa  è più rapido del vento?
i pensieri

Cosa è capace di  coprire la terra intera?
l'oscurità

un esempio di dolore.
l'ignoranza

di veleno?
il desiderio

un'esempio di sconfitta?
la vittoria


qual'è la causa del mondo?
l'amore

qual'è il tuo opposto?
me stesso

cos'è la pazzia?
un sentiero dimenticato

e la ribellione? cosa fa sì che gli uomini si ribellino?
 trovare la bellezza, o nella vita o nella morte

cosa è inevitabile per tutti noi?
la felicità

e qual'è la più grande delle meraviglie?
ogni giorno la morte colpisce e nonostante ciò viviamo come se fossimo immortali

3 commenti:

laura ha detto...

sono impaziente di leggere tutte le storie che vuoi restituire al mondo, (e tutta la leggerezza nel cuore!)

Anonimo ha detto...

ROBERTO ROCCA, Villa San Giovanni (RC)

Leggo le tue parole che, seppur solo introduttive, scorrono già veloci e consapevoli, ed una sensazione piacevole, di solletico per il cuore e per la mente, mi raggiunge..
Tocchi corde vibranti ed escono note a cui sono molto sensibile, credo mi ciberò dei tuoi diari..e a proposito posto questi versi che, senza dubbio, avrai incontrato e riincontrato svariate volte..

"Partì la goccia dalla patria, e tornò,
trovò la conchiglia e divenne una perla.

Non partì Giuseppe in viaggio dando l’addio al padre piangente?
E viaggiando, non ottenne fortuna e regno e vittoria?

E Muhammad (s.a.s.) non partì forse in viaggio verso Medina,
e sovranità ottenne, e fu Re su cento paesi?

Anche se tu non hai piedi, scegli di viaggiare in te stesso,
come miniera di rubini sii aperto all’influsso dei raggi del sole.

O uomo! Viaggia da te stesso in te stesso,
che da simile viaggio la terra diventa purissimo oro.

Avanza da amarezza ed acredine verso dolcezza,
chè da suolo amaro e salato nascono mille specie di frutta! "
( Mawlānā Jalāl al-Dīn Rūmī )

Bye!

Unknown ha detto...

bellissimi versi, son sempre stato molto affascinato dal mondo del Sufismo, hai mai visto il film Bab’Aziz?
" è la storia di un anziano derviscio cieco che attraversa il deserto accompagnato dalla sua nipotina Ishtar, per recarsi alla riunione dei dervisci che si tiene ogni trent’anni in un luogo sconosciuto a tutti gli invitati. Ma, come dice Bab’Aziz, “colui che ha fede, non si perderai mai; colui che vede con gli occhi del cuore, troverà la via”.
Durante il viaggio, il saggio derviscio racconta alla nipotina la storia di un principe che un giorno, improvvisamente, rinunciò al potere e agli agi per entrare in meditazione e contemplare la sua anima. Lascia il mondo materiale per entrare in una dimensione spirituale.
Lungo il cammino, Bab’Aziz e Ishtar incontrano vari personaggi, le cui storie si intrecciano come ne “Le mille e una notte”, avvolte in un alone di mistero, in un’atmosfera mistica e quasi magica.
Il filo rosso che lega tutte le vicende è la mistica Sufi (ovvero la parte più spirituale dell’Islam): “la religione del cuore”, che cerca un rapporto diretto con il Divino.
Immancabile, naturalmente, la musica: elemento centrale nel sufismo e tramite per arrivare a Dio, attraverso le danze dei dervisci.
Sullo sfondo, le poesie di Rumi, di Ibn Arabi e di altri mistici sufi.
Questo film è anche un’eccezionale opera visiva: gli splendidi paesaggi desertici sono filmati con impeccabile maestria fotografica."

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