domenica 5 febbraio 2012

L'isola dei conigli o "The rabbit man" il libro, capitolo 2


Capitolo 2


-ho trovato sempre curioso essere considerato  precursore dei conigli, ma mi ha sempre fatto piacere, anche se non mi sono mai pienamente riconosciuto in questo ruolo. Sì è vero, forse sono stato uno dei primi a vestirmi "rabbit", ma era solo un’esperimento, forse un atto psico-magico ,alla Jodorowsky, che ci eravamo auto imposti. Non avrei mai pensato che sarebbe potuto succedere tutto questo.
a volte basta una scintilla per far scoppiare tutto.  E questo  era un fenomeno latente che stava dentro tutti noi.
e tu invece? puoi raccontarmi com’è stata la tua prima volta,  perché hai deciso di diventare una donna "rabbit", chi eri prima di essere un coniglio?

- Avevo visto da ragazzina nella mia città i primi "rabbit" e mi aveva sempre incuriosito questa filosofia di vita, studiavo alle scuole superiori e mi sembrava tutto così falso,senza senso…. e poi i conigli e finalmente potevo essere me stessa, fino a quel momento esistevano sì i punk, gli anarchici, i metal, e tantissimi gruppi per così dire “diversi” , ma i "rabbit" erano un’altra cosa, le prime manifestazioni, le prime lotte, come fare a dimenticarli. È stato proprio durante la prima manifestazione di solidarietà al primo "rabbit" licenziato dal lavoro perché vestito da coniglio che anch’io scelsi per la prima volta di essere una di loro, tutti per uno uno per tutti, gridammo questo slogan a squarcia gola per tutta la manifestazione. Eravamo lì, per la prima volta tutti uniti sotto un unico ideale di uguaglianza e di libertà.

-Ricordi ancora la vicenda di Artur?

-E come fare a dimenticarla, fu lui il primo ad avere il coraggio di andare al lavoro vestito da coniglio, un simbolo per tutta la rivoluzione, quello che mi sembrò subito così, per così dire, magico, fu l’interessamento dei media e della politica alla vicenda, se ci pensi fino a quella manifestazione erano pochissimi i "rabbit". Il caso fu portato d’urgenza davanti ad una corte e fu subito dichiarato nullo il licenziamento, da lì fu solo un’escalation verso quello che siamo oggi a pochi anni di distanza.

-Cosa provi ad essere una "rabbit"?

-Mi sento libera, finalmente ed assolutamente libera, sento di far parte di un movimento universale che lotta per i miei stessi ideali di pace e di uguaglianza. Mi sembra di essere nata la prima volta quando ho indossato un vestito da coniglio.

-Che lavoro fai nella vita?

-Sono giornalista televisiva e mi occupo di inchieste nel mondo della politica e sociale.

-Hai mai avuto problemi per essere una "rabbit" sul tuo lavoro?

-No da subito sono stata accettata in quanto coniglio.

-Vesti sempre "rabbit"?

-No, in casa, in palestra, in spiaggia ed in varie circostanze indosso abiti non "rabbit", ma normalmente sono una "rabbit".

 -Mi piacerebbe sentire dal tuo punto di vista l’elezione di Anja, il primo candidato coniglio in Germania, so che sei stata molto impegnata durante la sua campagna elettorale ed è stata una campagna mediatica senza precedenti nella storia di questo paese.

-Si ho lavorato moltissimo con Anja durante la sua campagna e non pensavo avremmo riscosso tutto questo successo, c’è stata una mobilitazione popolare molto vasta ed è stata la gente comune che ha decretato la nostra vittoria, sin da subito è stato individuato in lei una reale portavoce delle nostre idee ed è stata considerata una vera e fiera rabbit, tutto il resto non è stato difficile. Ricordo una vecchietta molto commossa durante il suo primo discorso, piangere a dirotto come una bambina, e fui proprio io a procurarle il suo primo vestito "rabbit", era meravigliosa e splendida, come una principessa, vestita da coniglio. Pensa per una donna che aveva vissuto due guerre mondiali, e residente a Berlino durante la guerra fredda, scoprire la filosofia "rabbit". Ci fu inoltre di grande aiuto durante tutta la campagna elettorale. Ricordo inoltre benissimo il tuo discorso a fianco di Anja difronte a tutte quelle migliaia di persone. Quel discorso fu da molti considerato come il manifesto della filosofia "rabbit". 

-Si a quel tempo mi interessavo molto alle idee che circolavano nelle avanguardie berlinesi e semplicemente le raccontai ed espressi il mio punto di vista sull’argomento. Come diceva Gurdjieff  “La nostra vita è una continua restrizione, ci muoviamo costantemente entro i limiti stretti di ciò che è scontato, lecito , decente, ed in fondo sul palcoscenico della società recitiamo solo delle parti, finendo per giunta col credere di essere i personaggi della commedia e no gli attori”

-Collabori ancora con Anja?

-No, ma siamo rimasti ottime amiche, il mio nuovo lavoro mi porta via troppo tempo per occuparmi di altro. 


Per strada l’atmosfera era molto fredda, le strade ghiacciate alle estremità, Lulù era vestita rabbit, tutto era deserto, solo due uomini vestiti da conigli in bici e nel portone prima di uscire un vecchietto che le sorride.

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