martedì 27 dicembre 2011

Nel giardino incantato #2 (outdoor)

mandarini

Nel giardino incantanto #1 (dentro la serra)

giovane ulivo

lunedì 26 dicembre 2011

Gambarie d'Aspromonte

Un pomeriggio passato in famiglia sulla neve, con la scusa di bere un caffè.
Ubicata a 1.350 m s.l.m., Gambarie si trova nel cuore del Parco Nazionale dell'Aspromonte, a 35 km dal centro di Reggio Calabria, in una delle più importanti aree protette d'Italia, sia per estensione che per valore naturalistico, faunistico e paesaggistico.
Gambarie è un'importante stazione turistica invernale, famosa per le sue piste (si scia vedendo le Isole Eolie e l'Etna), per gli impianti di risalita, per l'ambiente naturale ed i suggestivi paesaggi. (da wikipedia)

mercoledì 21 dicembre 2011

The warriors, VSG

un sentitissimo tributo fotografico, ai miei "guerriglieri" preferiti, grandi lottatori , capaci di alzarsi e combattere in una Terra dove a volte non è facile neanche solo stare a guardare. Evviva e viva per sempre la banda falò.

domenica 18 dicembre 2011

"un angioletto in vestaglia per South Beach" night art performance

com'è nata quest'art performance è la cosa più casuale del mondo. Pamela è un'amica di Miami, globetrotter ed art designer con un gran senso dell'avventura, con lei abbiamo avuto lunghe ed interessanti discussioni durante i miei ultimi 5 giorni a South Beach, ma quando pensavo fosse già partita, eccola apparire come un angioletto sul mio divano, io avevo già fatto le valigie, pronto per la partenza, ma la tentazione di fare qualcosa insieme è stata forte, oltretutto nel pomeriggio avevo incontrato Terry Richardson intento a scattare una foto ad un'insegna di una lavanderia come se fosse la cosa più interessante del mondo, lui che è probabilmente è uno dei fotografi più famosi al mondo. Poi per farlo vedere a Pamela che non lo conosceva mi son connesso alla sua pagina web ed ho scoperto che la aveva abbandonato in favore di una pagina blog-diario "molto simile" alla mia, e l'ultimo servizio era proprio su un' art performce fatta per le strade di South Beach. Ho guardato la mia amica, ho pensato alla spiaggia, al vestito più strano che avevo, ho posato il computer, ho preso la macchina e siamo partiti. Questo è quello che abbiamo fatto....

Sex and the city, NY

spiegare a mia nonna, al rientro dai miei viaggi, quello che succede a New York nel 2011, (avendone ancora una)  non sarebbe certamente stato una cosa facile. Da un lato i banchieri "ricchi" e "crudeli" di Wall street,che dettano le regole per un mondo sempre "peggiore" e che lavorano nei grandi palazzi , dall'altro i poveri e squattrinati (a volte) giovani di tutto il mondo che lottano contro queste ingiustizie sociali e soprusi nelle piazze, nel caso di New York, proprio "occupando" gli spazi pubblici del distretto finanziario, e poi loro, non so come chiamarle, forse le eroine di questo grande gioco di parti, le giustiziere, quelle che puniscono i cattivi. Ebbene sì, il distretto finanziario di New York è pieno di case attrezzate a prigioni, dove giovani o giovanissime donne di tutto il mondo vengono pagate profumatissimamente per frustrare, punire e sottomettere i loro ricchi clienti,(niente di sessuale, sia ben inteso), e dato i distretti in cui lavorano, non mi meraviglierebbe scoprire che questi ricchi clienti altro non siano che quegli stessi banchieri, contro cui i giovani manifestano in piazza e che si fanno punire per i propri peccati, pagando grandi somme di denaro, da queste moderne eroine, in questo che sembra il revival dell'inferno dantesco. Io in quanto fotografo ho avuto la fortuna di aiutare una di queste lady, nonchè amica, ad avere un portfolio ancora più bello ed attirare così sempre più clienti. In questo senso forse anche io grazie alle mie foto farò cadere qualche ricco banchiere nella tentazione di essere punito e frustrato da questa bellissima dominatrice, e diventerò oltre che un aspirante fotografo, un piccolo eroe metropolitano.







sabato 17 dicembre 2011

stupendo video d'animazione, "Il lavoro"

"Io sono quello" Nisargadatta Maharaj, Bombay


scrivere di Nisargatta Maharaj non è certamente una cosa facile. La maggior parte delle informazioni su di lui sono facilmente reperibili in una qualsiasi sua biografia, quindi inutile dilungarsi su questo punto. Quello che mi spinge a presentare, il suo libro, è il fatto che spesso l'errore di traduzione tra i due mondi, quello indiano e quello occidentale, allontana da esso la maggior parte dei lettori. Fondamentale invece conoscere i contenuti delle sue opere, un autore che ha senz'altro segnato il pensiero del nostro secolo.  Spesso vivendo negli Stati Uniti mi è capitato di sentirmi rivolgere la domanda, "qual'è il tuo obbiettivo?", tanto in una palestra come in campo lavorativo, come se avere un obbiettivo fosse la cosa più normale e scontata del mondo. Parlando dell' "indianità" invece parliamo di un mondo dove proprio  gli obbiettivi svaniscono ed è  il percorso il fulcro del discorso e dell'insegnamento. Quest'immenso cambio di prospettiva rende intraducibili la maggior parte delle opere, e le traduzioni letterali non sono lo strumento migliore per connettere i due mondi. Difficile che un traduttore possa renderne, in una lingua occidentale, il senso, forse più facile sarebbe tradurre Nisargadatta Maharaj o Ramana Maharisci, in una fotografia o in una ricetta di cucina, che in un libro. Probabilmente neanche loro riuscirebbero a farlo propriamente, il saggio indiano molto più comunica col silenzio che con le parole. Grandi maestri dall'umilissima vita, tabaccai, pastori, dalla vita ed abitudini molto lontani dall' elite culturale in cui il messaggio spesso arriva, in europa ed in occidente. I grandi maestri indiani e rinomati filosofi che si trovano nelle nostre librerie sotto le categorie più varie e dai nomi più colorati, altro non sono che umili persone che parlano ad altre umili persone, il cui messaggio è di grande aiuto nella vita pratica e non nella metafisica. L'opera con cui mi sono scontrato e che mi piacerebbe introdurre è "Io sono quello"  un insieme di discorsi fatti attorno al 1970 da Nisargadatta Maharaj a chi lo andava a trovare ed ascoltare nella sua umilissima stanza di Bombay.  La bellezza e la poesia di un uomo che pronuncia allo stesso modo la parola "ipocrisia" e la parola  "compassione" non può permettersi di trovare barriere in semplici divergenze traduttive. 

giovedì 15 dicembre 2011

conto alla rovescia al semaforo della Washington av,Miami Beach

impossibile parlare o descrivere una città escludendone i rumori. Quanto i rumori ci raccontano del posto dove ci troviamo è indescrivibile. Il mio ultimo passatempo è andare in giro per la città con  delle bellissime cuffie ed un registratore professionale a catturare tutti questi suoni. Il registratore amplifica tantissimo tutti i  rumori e le voci ed è divertentissimo usarlo, connesso a degli auricolari, come un nuovo tipo di ipod. Ogni tanto passeggiando sulla Washington Av.  venivo rapito da qualche stranissimo rumore che prevaleva sugli altri, il ticchettio del semaforo, una musica proveniente dalla porta aperta di un negozio, un litigio tra due persone....ho messo qui di seguito qualche esempio di quello che è possibile ascoltare  per le strade di Miami Beach, un pomeriggio qualunque di un giorno qualunque.

(rumori) conto alla rovescia al semaforo della Washington av,Miami Beach by Lerozno Miseslari

(rumori) "sweet home alabama" ascoltata davanti la porta di un negozio della Washington Av. by Lerozno Miseslari

(voci)litiggio scherzoso tra due barboni sull' ocean drive, Miami Beach by Lerozno Miseslari

Aurora over Sessøya

mercoledì 14 dicembre 2011

New York, New York

seduto davanti ad una grande finestra di Miami Beach, proprio di fronte alle palme  "che danzano col vento" del famoso lungomare di Ocean drive, dove mille film sono stati girati,mi ritrovo a leggere qualche email e a mettere un po' di ordine alle ultime foto di New York. Avere avuto la fortuna di passare un mese in quella meravigliosa città è stato un enorme regalo che ho incontrato sul mio cammino. Difficile immaginarsi una delle più grandi metropoli del mondo ed una delle città senz'altro più all'avanguardia degli ultimi cento anni, come un posto così accogliente, eppure quando ti trovi a passeggiare per le sue strade non hai mai la sensazione di sentirti un estraneo. La gente è di una ospitalità senza limiti e varie volte mi son trovato con qualcuno che dopo avergli chiesto una semplice informazione ha passato vari minuti col telefonino in google map per cercare la soluzione dei miei problemi. Qui ho avuto la prima volta la sensazione che essere gentile e disponibile con gli estranei fosse di moda. In tutti gli ambienti sono sempre stato e mi sono sempre sentito il benvenuto, mostre, case, hotel, vernissage, ristoranti, bar. Il servizio è grosso modo più duro rispetto ad i canoni europei e quasi mai servile ed accondiscendente, ma mi è sempre piaciuto. Ho passato la maggior parte della mia permanenza in un piccolo hostelletto di Canarsie, un paesino sperduto nell'entroterra di Brooklyn, se così si può definire, alla fine della linea L. Un quartiere pieno di persone di colore e sud americani. Penso che io e Claudio fossimo gli unici bianchi in tutto il paesino. La gente era molto ospitale e le casette sempre basse, ad uno,massimo due piani .Una zona residenziale molto ben curata ma sconosciuta completamente ai turisti. La mattina il rituale era una colazione ricchissima nei bar della zona, frittatoni di tre uova con bacon, formaggio, peperoni a volte, pane tostato con burro, patatine o patate della casa, un buon caffè e poi subito alla metro direzione Manhattan. Nel paesino ci conoscevano quasi tutti, il barbiere "Kenny", a cui abbiamo affidato le nostre teste sia io che Claudio, era un nostro grande fan, spesso lasciava il negozio (pieno)e tutto quello che stava facendo, mentre passavamo, per venire a salutarci, e noi eravamo pure suoi grandi fans, incredibile la cura e l'amore che metteva nel suo lavoro. Le ore passate nella lavanderia ci hanno fatto conoscere la gente più varia.  Il caffè dei messicani al lato della stazione principale e la pizzeria italo americana all'angolo dell'entrata della metro erano i posti dove passavamo più tempo, incredibile il sapore delle Buffalo wings, delle alette di pollo macerate non so dove ma dal sapore infinito. Anche un buon hot dog da un euro al baracchino di fronte era sempre il benvenuto.
Ho selezionato qualche foto, prima di mettere tutto nell'archivio, che ben raccontano gli ultimi giorni in città.

Claudio che esce da una lavatrice, nell'upper east village, vicino al quartiere cinese, dove si trova il nostro ristorante favorito "Vanessa", quattro ravioloni fatti a mano per un euro, considerato  uno dei cento migliori ristoranti cinesi degli Stati Uniti.




La sede di Vice incontrata per casualità entrando in una porta vicino a Bedford street a Williamsburg,



 qualche murales in giro per il quartiere,








qualche persona fotografata per stylepeople.com sulla linea della metro



amici dentro il Wip




una nottata di pioggia passata a fare foto ed a giocare con la luce sotto il ponte di Brooklyn













una gitarella nel Bronx



la statua della libertà vista da lontano




i grattacieli dello skyline





due bellissime amiche e modelle fotografate sulla terrazza della loro bellissima casa














ed infine una passegiatina domenicale nella spiaggia di Coney island, a vedere il primo Luna park nato al mondo e che diede il nome a tutta la specie, il molo più filmato di tutti i tempi, il luogo dove si narra sia nato l'hot dog e soprattutto i posti che hanno ispirato Lou Reed e le sue bellissime canzoni.














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